Articoli - A.T.M.I. - Associazione Tecnica Metamorfica Italiana
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METAMORFOSI E L’USO DI TERAPIE CON LO STESSO PAZIENTE

Alcuni praticanti mi hanno chiesto di spiegare la ragione per cui non è consigliabile praticare Metamorfosi (un altro modo per chiamare la Tecnica Metamorfica n.d.r.) contemporaneamente a metodi alternativi di cura con lo stesso paziente. Vi sono diverse ragioni a differenti livelli. Innanzi tutto, adoperando la Tecnica Metamorfica, noi affermiamo la completa fiducia nel fatto che la forza vitale del paziente, guidata dalla sua intelligenza innata, compia ciò che è giusto per lui. Se, con quel paziente, usiamo anche delle terapie o dei trattamenti, è come se in un certo modo volessimo dare una ”spintina” alla sua forza vitale, nel senso che ci coinvolgiamo con le caratteristiche del paziente e non siamo più distaccati; concentriamo invece l’energia sui disturbi o sulle difficoltà della persona, agiamo cioè sulle parti di essa che non funzionano bene, anziché lasciare la forza vitale agire sulla totalità della persona.

Inoltre, quando le persone mi chiedono una sessione di Metamorfosi, sono consapevole che essi sono in uno stato di risonanza con Metamorfosi e che ha cominciato a risvegliarsi in loro il potenziale di auto-trasformazione. In altre parole, stanno entrando in contatto con il proprio potere e la loro intelligenza innata. Se dovessi usare delle terapie, in un certo senso mi porrei nei loro confronti come un’autorità e finirei per interferire con la loro potenziale capacità di aiutare se stessi, ingenerando confusione nei miei pazienti. Questo è il motivo per cui non uso mai delle terapie contemporaneamente a Metamorfosi con lo stesso paziente.

C’è un’altra ragione: poiché in Metamorfosi noi ci teniamo distaccati e non coinvolti con le circostanze personali e le difficoltà della persona, è possibile che, a un certo livello molto profondo di coscienza, noi diventiamo consapevoli del funzionamento della sua energia. In altre parole, noi contattiamo quella persona a livello dell’intelligenza innata, per cui, se usassimo delle terapie, non potremmo evitare di utilizzare la conoscenza che abbiamo acquisito: ne risulta la liberazione di un potere straordinario che noi, nella nostra limitatezza, non siamo in grado di regolare e dirigere. Vale a dire che noi inevitabilmente cercheremmo di attingere alla conoscenza acquisita e chiederemmo perciò alla forza vitale di fare qualcosa che è indubbiamente limitato, e creeremmo in tal modo uno squilibrio.

Una terapia, anche se molto sottile ed evoluta, come ad esempio l’omeopatia p l’agopuntura, agirà soltanto su alcuni aspetti della persona. Ma è ancora energia che si usa per muovere energia, sia con i granuli omeopatici che con gli aghi dell’agopuntura: sono questi mezzi con cui vengono sbloccati gli schemi ripetitivi stabilitisi nel tempo, nello spazio e nella materia. Nel lavoro di Metamorfosi è la forza vitale che sblocca gli schemi. Mescolando i metodi di trattamento rinforziamo gli schemi di cui stiamo cercando di liberarci e in tal modo contrastiamo il lavoro della forza vitale.

Un medico generico, uno psichiatra o un medico comportamentista prendono in considerazione ciascuno un aspetto diverso. La forza vitale agisce su tutti gli aspetti contemporaneamente, in equilibrio e in armonia, liberando la sua giusta quantità di energia, nel momento e nel modo adatto, in tutta la persona e non in un solo aspetto di essa. Nella medicina, sia alternativa che ortodossa , l’approccio rientra nell’ambito del tempo, dello spazio e della materia. In Metamorfosi l’approccio è diverso – la vita è al di là di tempo, spazio e materia, quindi al di là delle limitazioni.

Tuttavia è lecito praticare oltre a Metamorfosi anche terapie diverse, purché non con lo stesso paziente. Potete avere dei pazienti con cui praticate una certa forma di terapia, ed altri con cui praticate Metamorfosi: l’importante è di non mescolare le due con lo stesso paziente.

Ancora una domanda mi è stata posta, e cioè se Metamorfosi da sola è sufficiente e se altre terapie possono essere d’aiuto. Robert St. John dice che Metamorfosi è sufficiente da sola e in certi casi posso essere d’accordo con lui. Del resto ho notato che la forza vitale del paziente userà qualsiasi mezzo per raggiungere uno stato di integrità nella persona, e così avviene che il paziente si rivolga ad altre terapie come pure si serva delle circostanze della vita per effettuare dei cambiamenti a livello sia fisico che mentale, oppure emotivo o comportamentale.

Qui dobbiamo distinguere chiaramente tra l’azione del praticante e quella del paziente. E’ consigliabile che il praticante non mescoli Metamorfosi con i vari metodi di cura alternativi con lo stesso paziente, ma per giusto riguarda i pazienti, essi sono liberi di fare ciò che è giusto per loro, e molto spesso si rivolgeranno a delle terapie, guidati dalla loro intelligenza innata.

La ragione per cui la questione crea qualche confusione nei praticanti e viene spesso sollevata durante i seminari è che per 5000 anni siamo stati condizionati dal concetto di manipolazione dell’energia. Per di più, negli ultimi 2000 anni, c’è stato il condizionamento cristiano, basato sul concetto di dover servire gli altri, occuparsene e far qualcosa per loro. C’è poi un altro aspetto del quale solitamente non si parla, ed è che molto spesso guaritori e terapeuti si coinvolgono nel loro lavoro per un bisogno di potere o per sentirsi importanti, un bisogno di esercitare autorità sugli altri.

E dunque queste caratteristiche umane (il condizionamento, l’etica cristiana, il bisogno di potere) possono influenzare il nostro atteggiamento verso i pazienti. Questo è il motivo per cui diciamo che il più grande aiuto possibile è quello dato dalla forza vitale del paziente, guidata dalla sua intelligenza innata.
Ho visto dei pazienti aggravarsi quando i praticanti usavano diverse forme di terapia unitamente a Metamorfosi, e ho anche visto dei praticanti esaurirsi completamente. Non è il semplice fatto di mescolare le terapie, vi è anche il pericolo di imporre sugli altri i propri sistemi di credenze. Ho conosciuto una donna, convinta femminista, che vide che stava perdendo tutti i suoi pazienti (ed erano circa quaranta alla settimana). In quel momento si rese conto che doveva smetterla di imporre agli altri il suo punto di vista.

Alcuni praticanti mescolano le terapie senza incontrare particolari problemi, ma vedo che quelli che restano scottati da un potere che non sanno gestire, imparano molto rapidamente che il distacco è la protezione migliore.

La Metamorphic Association a Londra richiede alle persone che vogliono diventare membri, di impegnarsi a non usare Metamorfosi con le varie terapie quando ricevono dei pazienti inviati dall’Associazione. Questo, a livello etico, è l’unico punto sul quale insistiamo perché è completamente nello spirito di Metamorfosi che i praticanti non si coinvolgano con le malattie o con le difficoltà dei loro pazienti, ma lascino fare alla forza vitale del paziente e alla sua intelligenza innata ciò che è giusto per quella persona. Insistiamo su questa condizione per sottolineare l’importanza del distacco.

Gaston Saint-Pierre
(da “Metaitalia” n°5 – 1990)


Sempre sul tema relativo alla mescolanza della Tm con terapie o metodi di cura alternativi, Robert St. John nell’articolo intitolato “Divenire” (da “Metaitalia” n°5 – 1990) scrive:

[…] Vorrei fare qui qualche osservazione sul modo, sullo stile con cui ci si avvicina alla pratica e all’insegnamento di Metamorfosi.

Per quanto riguarda il libro “The Metamorphic Technique” (“Il massaggio che trasforma”) trovo che sia un’eccellente base per una riflessione approfondita su questo lavoro. Nel passato abbiamo visto come certe ricerche possano venir frantumate in varie “scuole di pensiero”: io ho cercato di evitarlo nel mio insegnamento e nei miei scritti e mi fa molto piacere vedere come gli autori, Gaston Saint-Pierre e Debbie Boater Shapiro siano stati fedeli al principio e agli scopi di Metamorfosi. Purtroppo non con tutti si è verificato lo stesso: alcuni la considerano così “spirituale” da ritenere che solo le persone realmente “illuminate” (va poi visto chi sono!) possano praticarla. E c’è chi critica il fatto che si dia un’interpretazione troppo materiale a un concetto di fondamentale importanza pur nella sua semplicità. Si può fare, ad esempio, l’ipotesi che i geni possano mutare durante l’applicazione di questa pratica: è un’idea fantastica e rivoluzionaria che meriterebbe di essere investigata a livello medico.

[…] Vi fu un momento in cui mi preoccupavo perché vedevo come una digressione dalla “stretta e diritta via” il mescolare Metamorfosi con altre tecniche: poiché queste ultime per lo più fanno il lavoro per il soggetto, mentre in Metamorfosi è il soggetto che fa per sé, i risultati contengono un elemento di contraddizione e di conflitto. Ma questo problema si è via via risolto perché le persone che usavano Metamorfosi insieme ad altri sistemi di cura hanno finito con l’abbandonare l’una o gli altri.

C’è un aspetto che non mi piace ed è l’espressione “massaggio al piede”. Io non la uso più, ma vedo che molti altri lo fanno. La parola “massaggiare” significa “impastare, premere e stimolare”: non è questo che noi facciamo. Noi attiriamo l’attenzione verso la sorgente primaria della vita, ed è tutto. L’uso delle mani sui piedi è incidentale ed è l’aspetto simbolico del nostro approccio.

Robert St. John